PROVE DI LEADERSHIP SU FUTURE SFIDE DELL’OCCIDENTE
BRUXELLES – Diciamolo subito. Non abbiamo mai assistito in passato a una tale congiunzione astrale che ha prodotto un simultaneo “regime change” sulle due sponde dell’Atlantico. In America un voto divisivo sta spaccando proprio oggi in due il Paese con ripercussioni attese sul quadro internazionale, specie per una soluzione possibile alle due grandi aree di crisi in Ucraina e in Israele. Nelle stesse ore l’Unione europea, guidata fino a dicembre da uno dei Paesi più vicini sia a Trump che a Putin, ossia l’Ungheria di Viktor Orban riunirà giovedì a Budapest i capi di Stato e di Governo europei su competitività e immigrazione.
Come se non bastasse i due grandi motori dell’integrazione europea ossia Francia e Germania sembrano “anatre zoppe” incapaci di prendersi sulle spalle buona parte del peso del rilancio dell’Europa. In Germania la traballante coalizione guidata dal cancelliere Olaf Scholz è infatti alle prese con una crisi di governo dopo che venerdì è stato reso noto un documento in cui il ministro delle Finanze, Christian Lindner, leader del Partito Liberale Democratico, delineava un piano per tagli fiscali e disciplina fiscale in netto contrasto con l’impianto messo a punto dal ministro dell’Economia Robert Habeck dei Verdi. Scholz sta cercando di disinnescare la mina incontrando sia Lindner che Habeck ma molti osservatori temono che il governo sia sull’orlo del collasso. Lars Klingbeil, dei socialdemocratici (SPD) partito di Scholz, ha ammesso che quella iniziata ieri “sarà una settimana di decisioni” per il futuro del governo tedesco.
Unica nota di speranza quella che arriva dalla Moldavia dove la presidente filo-occidentale Maia Sandu sta per essere rieletta al secondo turno delle elezioni con il 55,35 percento dei voti, battendo il rivale Alexander Stoianoglo del Partito Socialista filorusso, che è al 44,65 percento, con il 99,68 percento delle schede scrutinate.
Il testa a testa era necessario dopo che il titolare non è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta al primo turno due settimane fa, quando i voti dei moldavi residenti all’estero hanno reso l’esito incerto. “Ci vuole una forza rara per superare le sfide che hai dovuto affrontare in queste elezioni” ha twittato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen rivolgendosi alla Sandu. Insomma le pressioni di di Mosca che hanno funzionato a Tiblisi condizionando le elezioni in Georgia non hanno sopraffatto la domanda di Europa dei moldavi.
Tutti gli occhi sono ora però puntati su Washington e sui risultati del voto americano che avrà effetti diretti sull’Unione europea in termini di sicurezza e di commercio. John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, ha già fatto sapere che il candidato repubblicano, se rieletto, potrebbe ritirare gli Stati Uniti dalla NATO lasciando l’Europa in balia di se stessa nel confronto con la Russia.
L’Europa potrebbe poi trovarsi ad affrontare una guerra commerciale su due fronti: con la Cina e Washington che con Trump minaccia di applicare dazi fino al 20% per i prodotti esportati negli Usa. L’ex Commissario europeo per l’Industria, Thierry Breton teme una “crisi mortale” se Trump dovesse vincere mentre il premier polacco Donald Tusk invita l’Europa a porsi una domanda diversa. “Alcuni sostengono che il futuro dell’Europa dipende dalle elezioni americane, mentre dipende prima di tutto da noi”, ha twittato Tusk. È tempo, ha aggiunto Tusk, che “l’Europa cresca finalmente e creda nella propria forza. Qualunque sia l’esito, l’era dell’outsourcing geopolitico è finita”.
Resta il fatto che, per una beffa del destino, le elezioni negli Stati Uniti si chiuderanno proprio mentre i leader dell’UE prenderanno aerei e treni, per raggiungere Budapest, dove il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ospiterà una riunione della Comunità politica europea, seguita da un vertice informale dei leader dell’UE incentrato sulla competitività che Orban potrebbe trasformare in una sorta di “circo” in caso di vittoria di Trump.
Mentre l’America è al voto l’Europa cerca di avviare i motori del nuovo esecutivo von der Leyen con una serie di audizioni dei commissari designati per consentire alla nuova Commissione di entrare in funzione il 1° dicembre prossimo. Nonostante alcune critiche dei verdi, dei liberali e dei socialisti il predominio del Ppe in Parlamento e le consultazioni pre-udienza avrebbero messo al riparo l’italiano Raffele Fitto e l’ungherese Varhelyi da possibili bocciature perché ciò comperterebbe ritorsioni anche sul fronte dei commissari espressi dalle altre famiglie politiche.
Ma il condizionale è d’obbligo. Ieri la co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo, Terry Reintke, in un briefing insieme all’altro co-presidente del gruppo, Bas Eickhout ha annunciato “particolare attenzione agli impegni” dei commissari designati “sul rispetto dello stato di diritto, della democrazia, dei diritti fondamentali e dell’attuazione del Green deal. Su questo giudicheremo”. “Riguardo al processo di valutazione, ci sono – ha detto Reintke – due personalità controverse: uno è il commissario designato ungherese, in gran parte per il ruolo che ha svolto negli ultimi cinque anni, ma anche a causa del governo che lo ha nominato, che non mostra rispetto per il Parlamento europeo; e resta da vedere se Varhelyi sarà in grado di lavorare sui temi che gli sono stati assegnati”, ovvero la Salute, insieme al benessere degli animali. “Siamo molto, molto scettici, e penso sia piuttosto improbabile che votiamo per lui” “E poi, naturalmente Raffaele Fitto, il candidato italiano” alla vicepresidenza esecutiva della Commissione con le competenze sulla Coesione e le riforme. “Comprendiamo – ha continuato la co-presidente dei Verdi – che Italia e Ungheria debbano avere ciascuna un commissario, lo prevede il Trattato Ue, ma abbiamo molti dubbi sul portafoglio e sulle competenze che sono state assegnate a Fitto”, con un ruolo “che non riflette la maggioranza che ha appoggiato von der Leyen”, quando è stata rieletta a luglio per il secondo mandato alla presidenza della Commissione. “Ed è per questo motivo che siamo piuttosto scettici sulla posizione che ha come vicepresidente esecutivo, e spingeremo per cambiare qualcosa al riguardo”, ha concluso Reintke. Nelle audizioni di conferma dei commissari designati con Raffaele Fitto il Ppe sarà onesto e lo considererà al pari degli altri candidati.
I leader del Ppe che hanno partecipato alla negoziazione del pacchetto nomine (Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis) hanno confermato ai leader di S&D e Renew (Olaf Scholz, Pedro Sanchez ed Emmanuel Macron) che tutti gli elementi del pacchetto devono essere rispettati.
Ieri avvio delle audizioni con il commissario designato per il commercio internazionale, lo slovacco Maros Sefcovic molto vicino al premier Robert Fico che proprio in questi giorni è a Pechino per quello che ha definito il “viaggio dell’anno”. In una domanda mirata, l’eurodeputata dell’opposizione slovacca Miriam Lexmann (PPE) ha chiesto a Šefčovič quale è la sua postura nei confronti della Cina dal momento che Fico si esprime a favore di “una partnership strategica con uno stato totalitario”.
La Slovacchia è uno dei soli cinque paesi a votare contro i dazi dell’UE sulle auto elettriche e Fico spera di trasformare l’industria automobilistica del suo paese, basata sui combustibili fossili, in un pioniere delle auto elettriche. Rispondendo in slovacco, Šefčovič ha eluso l’uomo che lo aveva nominato per il lavoro e non ha menzionato Fico una sola volta. Invece, ha raddoppiato il lato tecnocratico del suo futuro ruolo, sottolineando che l’UE ha molti strumenti per affrontare le pratiche sleali della Cina.
“Abbiamo gli strumenti per controllare gli investimenti in entrata. Abbiamo la possibilità di avere il controllo sui sussidi”, ha detto Šefčovič. Ha aggiunto che “ci rendiamo conto che la Cina è la seconda economia più grande”, sottintendendo che il paese non può essere ignorato ma sottolineando che le sue dimensioni sono in gran parte una ragione per “affrontare questi problemi” di pratiche sleali.
Il commissario designato di Malta per l’equità intergenerazionale, la gioventù, la cultura e lo sport Glenn Micallef ha affrontato sempre ieri il cosiddetto “grill” tentando di farsi perdonare la sua inesperienza essendo il più giovane del collegio e per il fatto che è stato proposto quasi come sfida del suo governo nonostante alle richieste della Commissione di inviare una candidata donna.
Il commissario designato lussemburghese per l’agricoltura Christofer Hansen ha invece dovuto rispondere a domande difficili da parte socialista, dato che S&D stava spingendo molto per la riconferma del commissario uscente per l’occupazione Nicolas Schmit. L’impegno di Hansen di non approvare una legge quadro di punta sui sistemi alimentari sostenibili è stato un punto su cui si sono concentrate le domande
Il commissario greco designato per i trasporti Apostolos Tzitzikostas ascoltato ieri pomeriggio aveva un punto debole per il fatto che il governo greco non ha ancora chiuso il caso del mortale incidente ferroviario del febbraio 2023 che ha causato una reazione politica. Tzitzikostas è governatore della Macedonia centrale e appartiene allo stesso partito del primo ministro Kyriakos Mitsotakis . Ha cercato di spiegare come la Commissione rispetterà la scadenza di eliminazione graduale delle vendite di nuove auto con motore a combustione entro il 2035.