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UE: PER FITTO A BRUXELLES STRADA TUTTA IN SALITA

DENTRO AL GRANDE PUZZLE DELLA NUOVA COMMISSIONE

ROMA – Che non sarà una semplice “passeggiata di salute” lo sa bene lo stesso interessato, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, politico pugliese di lungo corso che ha militato in ben 10 diversi partiti del centro destra negli ultimi trenta anni, dalla Dc del ‘90 ai Fratelli d’Italia del 2019 .

La sua designazione da parte della premier italiana, Giorgia Meloni a commissario europeo nel nuovo esecutivo di Ursula von Der Leyen ha fatto storcere la bocca a più di qualche rappresentante della maggioranza che sosterrà la nuova Commissione.

Nessuna obiezione sulle competenze che tutti riconoscono a Fitto sui temi europei ma semmai forti perplessità che riguardano l’assegnazione, oltre al portafoglio degli Affari economici, dell’incarico di vicepresidente esecutivo.

Se così fosse sarebbe l’unico tra i 5 vicepresidenti Ue oltre alla nuova Alta rappresentante per la politica estera Kallas a provenire non dai gruppi di maggioranza (Ppe, Socialisti e liberali) ma dai conservatori dell’Ecr. Una possibile soluzione di compromesso che potrebbe essere accettata dai liberali sarebbe quella di depotenziare le vicepresidenze esecutive e metterle tutte e sei allo stesso livello.

Sta di fatto che mercoledì prossimo 11 settembre la Von der Leyen presenterà i nomi e i portafogli definitivi dei singoli commissari ai presidenti dei gruppi del Parlamento europeo. A Fitto andrebbe quindi il portafoglio dell’economia, coesione e ripresa post pandemica dando così al nostro Paese una precisa responsabilità anche nell’assegnazione di un pezzo importante del budget europeo. Poi da ottobre inizieranno le audizioni dei singoli commissari con una novità introdotta dall’art 129 del regolamento dell’Europarlamento che assegna ai singoli eurodeputati il potere di entrare anche nel merito dei singoli portafogli, potere che neppure i parlamenti nazionali hanno potendo solo dare o meno la fiducia all’intero esecutivo.

Nell’audizione di ottobre a Fitto non mancheranno certo domande che potrebbero metterlo in qualche imbarazzo. Ad esempio se gli chiederanno la sua posizione sui sussidi all’Ungheria che non rispetta i principi dello Stato di diritto oppure se è d’accordo o meno sul fatto che il next Generation Ue debba essere prorogato oltre il 2026 come chiede l’Italia contro la posizione di Bruxelles.

Una mezza apertura a Fitto è arrivata dalla intanto dalla segretaria del Pd, Elly Schlein aderente alla famiglia europea dei socialisti che ha sostenuto la riconferma della von der Leyen. “Noi stiamo ancora aspettando di capire quale sarà il portafoglio di Fitto – dice la Schlein – e abbiamo già chiesto al governo di chiarire chi seguirà e come intenderanno seguire i dossier in questo momento assegnati a Fitto perché sono rilevantissimi per l’Italia come l’attuazione di Pnrr, fondi di coesione e programmazione.

Non ci possiamo permettere rallentamenti su questo aspetto. Sul resto dobbiamo valutare quale sarà il portafoglio e quali le deleghe”. Anche per l’eurodeputato di S&D Andrea De Caro “Fitto può essere un buon rappresentante per l’Italia. Siamo avversari e ci siamo scontrati in tante occasioni anche a livello locale in Puglia. Ma tutto si può dire di lui tranne che sia il prototipo del sovranista”.

La designazione di Fitto si inserisce nel grande puzzle della nuova Commissione. Nessun nome e nessun portafoglio sono al momento scritti nella pietra ma alcuni punti fermi possono essere già individuati. Il francese Thierry Breton sarà vicepresidente per industria e autonomia strategica. Il lettone Valdis Dombrovskis sarà vicepresidente per l’allargamento e la ricostruzione dell’Ucraina.

Lo slovacco Maros Sefcovic vicepresidente per l’amministrazione, semplificazione e relazioni interistituzionali, la spagnola Teresa Ribeira vicepresidente per la transizione green e digitale ma la sua postura fortemente antinucleare la potrebbero spostare a un portafoglio anche di maggior peso, quello della concorrenza. All’austriaco Magnus Brunner dovrebbe andare il portafoglio dei servizi finanziari ma Brunner è anche l’unico possibile candidato per l’ambito portafoglio della concorrenza.

L’ex ministra degli Ester belga, Hadja Lahbib dovrebbe avere il portafoglio per gli affari interni mentre alla bulgara Ekaterina Zaharieva andrebbe il portafoglio per la gestione delle crisi e gli aiuti umanitari. Al greco Apostolos Tzitzikostas andranno i trasporti e al danese Dan Jørgensen potrebbe essere assegnato il portafoglio dei cambiamenti climatici, separato però dalle responsabilità energetiche o ambientali.

La rumena Roxana Mînzatu, candidata socialista, potrebbe ricevere un portafoglio economico, probabile ricompensa per la decisione del suo governo di nominare una donna. Il lituano Andrius Kubilius potrebbe prendere il portafoglio della sicurezza, rafforzando l’influenza baltica sulla politica estera e rafforzando la posizione anti-russa dell’UE insieme a Kallas. L’agricoltura rimarrà probabilmente sotto il controllo del PPE, con Christophe Hansen del Lussemburgo o Maria Luisa Albuquerque del Portogallo.

Quanto all’Ungheria che fino alla fine dell’anno avrà la presidenza di turno dell’Unione la scelta del primo ministro ungherese Viktor Orbán di confermare il commissario in carica Oliver Varhelyi, sarà probabilmente respinta dal Parlamento europeo. In quel caso una seconda scelta potrebbe cadere sull’euorodeputata Fidesz Enikő Győri aiutando così von der Leyen nel rispetto della parità di genere.

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