DIETRO IL NO DI PARIGI E BERLINO AI DUBLINANTI
ROMA – Più che un deliberato “atto di guerra” contro l’Italia come ipotizza il vicepremier Matteo Salvini, gli oltre 100 sbarchi registrati in queste ore a Lampedusa sono, come tante volte nel passato, figlie semplicemente delle buone condizioni meteomarine degli ultimi giorni sfruttate al massimo dai network di illegalità che gestiscono il business delle partenze in Libia e in Tunisia. Caleranno, come sempre, col peggioramento delle condizioni meteo.
Nel frattempo nei palazzi di Roma, Bruxelles e delle principali capitali europee va in scena il solito “valzer” di indignazione, promesse ma soprattutto ipocrisie. Le autorità del nostro Paese, che lamenta di essere lasciato solo a governare il fenomeno, hanno quasi sempre aggirato le regole del regolamento di Dublino che obbligano il Paese di primo approdo (ossia l’Italia) a identificare e trattenere i migranti sbarcati. Nella maggior parte dei casi i migranti, dopo un’Odissea di mesi e spesso di anni, in poche ore dalla Sicilia, raggiungono Ventimiglia oppure il Brennero per trovare le loro vere destinazioni finali. Anche le autorità francesi, austriache e tedesche hanno in questi anni messo in campo un’altalena di severità e tolleranza alimentando le ipocrisie.
Del resto i numeri dei cosiddetti ricollocamenti sono ridicoli (poco più di 3mila per la Germania). Ma nel momento in cui le televisioni di tutto il mondo, come in questi giorni, stanno diffondendo le immagini degli sbarchi i ministri dell’Interno di Berlino e Parigi non possono fare altro che scrivere al responsabile del Viminale Piantedosi per chiedergli di riprendersi oltre 10mila migranti la Germania e circa 7mila la Francia.
Così, nel giorno in cui la presidente la Commissione Ue Ursula von del Leyen pronuncia a Strasburgo il discorso sullo Stato dell’Unione i due Paesi trainanti dell’Europa blindano le loro frontiere ai cosiddetti “dublinanti”. La von Der Leyen sparge ottimismo e annuncia che si è ormai giunti alle ultime battute per l’accordo sul nuovo Patto per l’asilo e le migrazioni. “il Patto non è mai stato così vicino a essere raggiunto” dice la presidente dell’esecutivo comunitario. Ma su cosa poggi tanto ottimismo non è dato sapere.
Così come in tanti altri dossier l’Europa mostra una forte carenza di leadership sulla questione dei migranti con posizioni diverse anche tra chi condividerebbe le stesse idee come dovrebbe essere tra Governo di centro destra italiano e quelli dei gruppo di Visegrad, Ungheria in testa.
Le cifre, a dire la verità, lasciano poco spazio all’ottimismo. Sono oltre 8mila in pochi giorni gli arrivi che hanno messo in tilt l’hotspot di Lampedusa. Dal 1 gennaio a oggi sono stati 123.863 i migranti arrivati nel nostro Paese, l’89% in piu’ rispetto ai 65.517 dello stesso periodo dell’anno scorso.
Il ministro dell’Interno francese Darmanin annuncia: “raddoppieremo gli effettivi al confine tra Mentone e Ventimiglia” perché i flussi di migranti tra l’Italia e la Francia in quel punto “sono aumentati del 100 per cento”. E la Germania sospende il programma di accoglienza volontaria di migranti come conferma il ministero degli Interni di Berlino, dopo le anticipazioni di Die Welt.
Nel grande valzer delle ipocrisie si inserisce ovviamente anche la premier italiana Giorgia Meloni “La questione dei ricollocamenti è secondaria – dice a Bruno Vespa – sono state ricollocate pochissime persone in questi mesi, è una coperta di Linus, la questione non è come scarichiamo il problema, è fermare gli arrivi in Italia, non vedo ancora risposte concrete”. E poi: “abbiamo comunicato ai nostri partner europei che non potevamo più riaccogliere automaticamente i cosiddetti dublinanti, gli irregolari che arrivano e poi passano nelle altre nazioni mentre loro non ci davano una mano a difendere i confini esterni”. Insomma, il valzer continua. E non sarà un bel ballo.