E AVVIA RICERCHE SU SCIENZA, MEDICINA E IMPATTO SOCIO-ECONOMICO
MILANO- Sarà un Giubileo di diamante tutto nel segno della ricerca, della sostenibilità ambientale e della parità di genere quello che il Cai (Club Alpino italiano) e il comitato Everest K2 Cnr stanno preparando per quest’estate nella valle del Baltoro in Pakistan in coincidenza con l’avvio dei giochi olimpici di Parigi. Sembra ieri ma sono passati già 70 anni dalla mitica impresa di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, guidata da Ardito Desio, con il determinante sostegno (solo tardivamente riconosciuto) di Walter Bonatti. Era stato commovente vedere Lino Lacedelli nel luglio del 2004 per le celebrazioni dei 50 anni della conquista della seconda vetta più alta del mondo aggirarsi febbrile tra le tende del campo base di Concordia e sussurrare: “Era il mio sogno tornare qui, rivedere questa montagna un’ultima volta”. Ora che se ne sono andati tutti i protagonisti di quell’impresa leggendaria (ultimo a morire nel 2017 Erich Abram) l’Italia tenta di pareggiare i conti con il Pakistan, il Paese che ci ha sempre aiutati fin dai tempi delle prime spedizioni del Duca degli Abruzzi a realizzare quelli che sembravano sogni impossibili. Lo sta facendo allenando e preparando quattro alpiniste pakistane a salire in vetta insieme ad altrettante alpiniste italiane. “Settant’anni fa la spedizione sul K2 rilanciò l’Italia a livello internazionale nel secondo dopoguerra – ha detto il presidente del Cai Antonio Montani, presentando ieri l’impresa a Milano – Noi oggi vogliamo andare oltre, con un’impresa alpinistica con la quale portiamo il messaggio che le donne sono delle eccellenze anche in montagna”. A coordinare le alpiniste, che partiranno il 15 giugno per il Pakistan, il presidente del comitato Everest K2 Cnr Agostino Da Polenza che sta coordinando sul Monte Bianco insieme a Maurizio Gallo il training delle atlete pakistane. L’obiettivo è di raggiungere la cima tra il 24 o 25 luglio, in coincidenza con l’apertura delle Olimpiadi di Prigi piantando la bandiera con i 5 cerchi in cima al K2. Torna pakistana la “montagna degli italiani” Le quattro pakistane sono Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim. Con loro guide di provata esperienza del calibro di Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini che saranno accompagnate dalla dottoressa Lorenza Pratali. I dettagli del progetto sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa lla quale hanno preso parte oltre al Presidente Generale del Cai, Antonio Montani e ad Agostino Da Polenza , il rappresentante del consolato pakistano, Ahmad Waleed, il Ministro del Turismo Daniela Santanché e il direttore di Rai Documentari Fabrizio Zappi. Tra le pakistane curriculum di alto profilo per Samina Baig, prima donna pakistana a scalare l’Everest, sul K2 già nel 2020, le Seven Summit completate a 24 anni. Sarà lei a guidare le più giovani come la 19enne Amina Bano, che ha faticato non poco a convincere la famiglia a lasciarla entrare nel Dream Team K2-70. “In Italia con gli anni siamo riuscite a farci conoscere come alpiniste, loro – chiosa Cristina Piolini – hanno più difficoltà dal punto di vista culturale, ma tutte scontiamo il pregiudizio maschile” Ma non si tratterà solo di un’impresa sportiva ma di un’esperienza condivisa. L’obiettivo è raccontare il punto di vista femminile nel contesto di una spedizione himalayana che vede scalare insieme alpiniste che provengono da mondi e culture differenti. Il progetto che vede da Polenza come coach prevede le prossime giornate di allenamento sul Bianco per poi spostarsi all’Eurac Research di Bolzano (20-24 marzo), centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina di montagna dove le atlete si sottoporranno a delle prove medico-scientifiche per valutare l’impatto e che il loro organismo subirà durante l’ascensione. L’Eurac studierà gli effetti delle altezze estreme sul corpo delle donne. Al centro di ricerca d’eccellenza della medicina di montagna le atlete si sottoporranno a delle prove medico-scientifiche per valutare l’impatto che il loro organismo subirà durante l’ascensione. Eurac Research ha promosso questo studio con l’obiettivo di studiare le risposte fisiologiche di alpiniste allenate prima e dopo una scalata reale, e poi durante una riesposizione a un’altitudine simulata – che potrà andare fino a 8849 metri – nella camera ipobarica di terraXcube a Bolzano. Il gruppo di ricerca si concentrerà anche sul processo di perdita dell’acclimatamento (de-acclimatamento). Si tratta di un protocollo innovativo che permetterà di osservare fenomeni fisiologici mai osservati prima nelle donne. Oltre al CAI che promuove la spedizione, sono diversi i partner che supportano lo studio: il team di ricerca di Eurac Research lavorerà con colleghi e colleghe dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche. La partenza per il Pakistan sarà il 15 giugno, con arrivo al campo base il 29 giugno dove cominceranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento, per poi tentare la vetta nella seconda metà di luglio. Il progetto K2-70 sarà anche oggetto di un documentario in collaborazione con Rai, ‘Sulle orme del K2′, che vuole celebrare il 70° anniversario dell’ascensione del 1954 attraverso il racconto della spedizione femminile di quest’anno. Progetti Ice Memory con Ca’ Foscari e impatto socio economico K2-70 si distingue anche per una progettualità che comprende progetti ambiziosi come Ice Memory, organizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle Ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, assieme a EvK2CNR, con il contributo del CAI e il patrocinio Ministero dell’Università e della Ricerca. Ice Memory è supportato inoltre da Environmental Protection Agency del Gilgit-Baltistan e da Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia. L’obiettivo è studiare per la prima volta la neve e il ghiaccio in una regione così cruciale per gli equilibri del subcontinente indiano. Nel solco della cooperazione internazionale Italia-Pakistan, è invece il progetto del Cristina Castagna Center, struttura realizzata da Montagna e Solidarietà APS e con il contributo del Club Alpino Italiano, che ha l’obiettivo di generare un impatto socio-economico per le popolazioni locali e promuovere attraverso corsi di formazione l’avvicinamento delle popolazioni locali alle attività professionali legate all’alpinismo. Tra le iniziative anche due proposte culturali. Il Museo Nazionale della Montagna di Torino allestirà una nuova sezione espositiva permanente per raccontare la spedizione del 1954 all’interno dell’area già dedicata all’alpinismo extraeuropeo con inaugurazione prevista il 29 marzo. Una mostra itinerante ‘Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa’, curata da Mauro Bartoli, che ripercorre il sogno che Fantin, con le sue riprese, volle far vivere agli spettatori di allora e che la mostra vuole riproporre anche al pubblico di oggi.